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AA.VV.
Potere e pace
Edizioni Qualevita, pp.160, euro 12,00
Questo libro non è l’ennesima demonizzazione del potere, bensì l’offerta positiva e propositiva di una riappropriazione del potere dal basso.
Le teorie del potere rimandano sempre all’eterna domanda posta da La Boétie sul perché i molti obbediscono ai pochi. Una risposta storica molto chiara è stata data dalle teorie e dalle azioni di grandi nonviolenti come Gandhi, Martin Luther King, Aldo Capitini. Fu proprio quest’ultimo, fautore del “potere di tutti” a creare, negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, i primi Centri di Orientamento Sociale, che si proponevano di promuovere la partecipazione popolare e l’autogestione nella vita politica a partire dai quartieri più emarginati.
Privi di potere si è oggi in tante maniere: mancando di soldi o carte di credito, di diplomi ed impieghi, di lavoro e di casa, di influenza e di fama, di armi e di laboratori. E quasi tutti corrono per diventare potenti, per avere successo, per essere rispettati e temuti, per conquistare il controllo dei pacchetti azionari, dell’audience, delle borse, delle menti. Per essere competitivi bisogna avere potere, per avere potere bisogna essere competitivi.
«Noi non siamo “del” mondo della guerra e del terrore, ma siamo “nel” mondo della guerra e del terrore, né vogliamo toglierci da esso; uscirne, sì, ma tutti insieme, attraverso la lunga pratica della storia».
È quanto ha scritto poco tempo fa Raniero La Valle, uno degli autori di questo libro
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